Un’autentica chicca nella galleria di Giuseppe Visceglie
Giuseppe Visceglie – è noto – ha un fiuto infallibile nella ricerca di oggetti del desiderio d’altri tempi. Ne abbiamo avuto riprove più volte, quando è riuscito a stanare selvaggina-doc nei luoghi più impensabili. Questa volta ha superato ogni più rosea previsione: nel suo carniere sono finiti due splendidi orologi da tavolo che risalgono ai primi lustri dell’Ottocento: l’uno, in bronzo satinato, racconta una romantica “love story” di cui è protagonista un insolito paraninfo: un cagnolino. II quale viene addestrato dal padrone per consegnare un segreto messaggio all’amata. L’altro orologio, invece, sempre in bronzo, affida le sue “chances” ad un negretto il quale sorregge a fatica sulle spalle il fardello di un quadrante. Da precisare che questi eleganti tic-tac – venuti per la prima volta alla luce nel secolo dei Lumi – sono per lo più a molla o a pendolo. II loro maggiore ingombro ha consentito di raggiungere, sin dal Settecento, anche una certa precisione nella misura del tempo. Dapprima si puntò all’ora esatta, ma tale traguardo non bastava, ci voleva il calendario. Poi vennero le fasi della Luna, gli scarti dei fusi orari , la sveglia.
E ancora: la campana ogni quarto d’ora. E così via, di complicazione in complicazione. Ma – ad onor del vero – le ragioni per cui oggi questi segnatempo vengono contesi dai collezionisti sono ovviamente diverse: il tempo che interessa non e quello delle ore o dei minuti quanto quello del passato che tali piccoli capolavori rappresentano: lo splendido Settecento degli ultimi re di Francia e dei fornitori reali: i Bruel, i Mugnier, i Sallot. E ancora: i Valle, i Kinable. Artisti, più che semplici artigiani, di straordinaria polivalenza. Insomma è l’orologio-oggetto. Che nasce come pura decorazione o come più complessa scultura, rifacendosi ai temi delle arti maggiori, personaggi e scenari del mito greco e romano, divinità, ninfe, amorini, fauni, allegorie. Il mondo dei potenti ha bisogno di un’ultima illusione, la regina e le dame si travestono da pastorelle e i nobili si divertono alle commedie di Beumarchais, come se non fossero loro che, tra poco, pagheranno il costo alla Rivoluzione. Forse anche noi abbiamo bisogno di sognare. Ma questi oggetti del desiderio hanno una valenza che va al di là del mero dato estetico.
Sono anche un ottimo investimento per salvaguardare i nostri risparmi dai tiri mancini dell’inflazione. Il loro valore cresce di giorno in giorno e un domani, quasi certamente, ci troveremo tra le mani un mini-tesoro.
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