Una chicca d’epoca (Luigi XVI) nella galleria di Giuseppe Visceglie
Erano arrivate da Parigi le due “consoles” Luigi XVI, lactate e dorate a foglia d’oro zecchino, con ripiani in una unica lastra di porcellana di Vienna. Ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che erano nate, non nella “città dalla mille feste”, ma proprio nella capitale austriaca, all’ombra della corte imperiale. Una storia che è venuta alla ribalta grazie alla tenacia dell’antiquario barese Giuseppe Visceglie, che non ha esitato un attimo a raccogliere dati sul passato di quei due oggetti del desiderio approdati nella sua galleria, in via Calefati 161, polarizzando l’attenzione dei patiti del tarlo, tra tante testimonianze d’epoca, con il loro particolare fascino d’altri tempi. E così, chiedendo a destra e manca, l’antiquario 007 è riuscito a sapere che quelle due stupende “consoles” erano state cornmissionate da una dama di corte dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa ad un valente ebanista-pittore che era al servizio dell’Hofburg, il palazzo imperiale, in cui dimorava, con il suo “entourage”, la prolifica mamma di Maria Antonietta di Francia.
A quanto ha appreso Giuseppe Visceglie, la dama, valente musicista e apprezzata concertista durante le numerose esibizioni all’Hofburg, voleva fare un dono particolare al marito, uomo di scienza e medico di corte. E così, senza pensarci su due volte, ordinò all’ebanista-pittore di realizzare due “consoles” con ripiani di porcellana uguali, ma con differenti decorazioni. Una delle lastre, infatti, sfoggiava (e sfoggia) un accattivante omaggio alla scienza, come attestano i vari strumenti scientifici disseminati qua e la, compresa l’augusta presenza, su un cocchio, del dio della medicina, Esculapio; l’altra lastra, invece, eleva un autentico peana alla musica, ed in particolare alla musa Polimnia , che presiedeva, come noto, anche al canto e alla danza. E anche qui l’ignoto artista – che si firma con la sigla “W.R.” – ha inteso esaltare le doti della pianista di sangue blu con una rappresentazione mitologica in cui Polimnia è accanto ad un carro trainato da cavalli bianchi e guidato dal dio Mercurio, mentre alcuni puttini suonano strumenti musicali, come la cetra e la lira. Insomma, due consoles di tutto rispetto, che irretiscono l’inclito e l’incolto grazie ad un eccelso valore aggiunto: le scene mitologiche su porcellana.
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