E nella galleria antiquaria spuntano due irresistibili “Gouaches” napoletane.
Sono appena arrivate nella galleria di Giuseppe Visceglie, in via Calefati 161, e già lanciano suadenti ed irresistibili richiami ai numerosi visitatori, polarizzando la loro attenzione con il caratteristico aplomb del secolo dei Lumi. Parliamo di due splendide “gouaches”, di grandi dimensioni e con cornici coeve, realizzate verso la fine del Settecento e che raffigurano Napoli vista dal mare. Ma cosa sono le “gouaches”? Diciamo subito che possono essere considerate le antenate delle nostre cartoline illustrate. Per comprendere la genesi del fenomeno, che sicuramente non nasce e fiorisce che per progressivo maturarsi di eventi, si deve risalire al clima cosmopolita ed effervescente di scambi culturali creatosi a Napoli proprio nel secolo dei Lumi, clima che dà la stura all’avvento della pittura di veduta vera e propria. Va detto anche che in quel periodo il capoluogo della “Campania Felix” con i suoi siti scenograficamente digradanti verso il mare, e grazie ai suggestivi dintorni (Pompei, Ercolano, Paestum) va inserendosi nel vivo della cultura europea. Principale tramite di questo genere pittorico sono gli artisti stranieri — tra i più prestigiosi ricordiarno Van Wittel, Vernet, e Philipp Hackert — che ne decretano il successo in dipinti e guazzi.
Di contro ad una pittura d’indubbio livello qualitativo, richiesta e commissionata da viaggiatori illustri, colti mecenati e danarosi aristocratici impegnati nel “Grand Tour” si afferma, con l’andar del tempo e con il viaggio diventato ormai appannaggio della classe borghese, la produzione delle tipiche tempere su carta, in formato ridotto, souvenirs dei luoghi più ammirati nel Belpaese. E in tale alveo raggiungono il diapason della crescente popolarita immagini convenzionali che avranno per oggetto la riviera di Chiaia, il Chiatamone, l’Arco Felice, il tempio di Venere, ma soprattutto lo “sterminator Vesevo”. II tema del Vesuvio dal fumante pennacchio e dalle sue eruzioni ricorrenti costituira un genere nel genere, filone inesauribile di “ricordini” da portare nel proprio paese d’origine; “ricordini” all’inizio sostenuti da una certa fedeltà al dato documentario o da intenti scientifico-divulgativi, poi ridotti sempre più a mero pretesto per espedienti tecnici ad effetto. Tale discorso, ovviamente, non riguarda le due “gouaches” in passerella da Visceglie, in quanto sono opere che, a parte le ragguardevoli dimensioni, si fanno ammirare per l’alto livello qualitativo, ragion per cui non possono rientrare nel filone di “ricordini”
Quotidiano di Bari
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