Quando l’antiquario restauratore procede con i piedi di piombo
Le premesse c’erano ed erano tutte egualmente valide. E degne della massima considerazione. Ma il restauratore-antiquario Giuseppe Visceglie non si fece ingannare dalle apparenze di quel cassettone del secolo dei Lumi che sfoggiava raffinati intarsi ed un medaglione centrale sia sul piano che sul fronte del cassettone. Ma il particolare più degno di nota era dato proprio dal medaglione ovale: per non turbane il fascinoso aplomb estetico, l’abile ebanista aveva evitato di porre al centro la serratura e la relativa bocchetta; ne aveva invece installate due, ma appena al di fuori del prezioso ovale: una nella parte superiore, l’altra in quella inferiore. E cosi nessuna deturpazione aveva potuto scalfire il raffinato intarsio. A questo punto va detto che troppe volte Giuseppe Visceglie era stato fuorviato dalla vetustà del legno nonche dall’impiego di particolari essenze per realizzare gli stessi intarsi. Per questo, aveva deciso di procedere con i piedi di piombo, senza farsi condizionare, cioè, da ceri fallaci apparenze che potevano fargli imboccare sentieri ingannevoli, inducendolo, magari, ad emettere fallaci verdetti. E cosi, adottando queste cautele, e coadiuvato da una pazienza certosina, era giunto ad una univoca conclusione: quel cassettone non era stato eseguito dal Maggiolini. Insomma, in parole povere, non era uscito dalle mani del principe degli intarsiatori. Però, una volta ventilata questa tesi, restava pur sempre il dilemma: chi aveva eseguito un’apprezzabile opera del genere? Forse un abile apprendista che aveva voluto sperimentare in proprio quanto aveva appreso nella bottega del maestro, approfittando anche della circostanza per dare la stura all’impiego di nuove essenze, come il pistacchio, per conferire maggiore lustro all’intarsio. Il verdetto di Giuseppe Visceglie, comunque, pur escludendo la paternità del Maggiolini, non lasciava a bocca asciutta. Perche I’oggetto del desiderio “sub judice” era pur sempre un mobile degno di ogni considerazione per l’ineccepibile fattura, e per giunta ascrivibile alla fine Settecento. Va anche precisato che Giuseppe Maggiolini divenne famoso solo in eta matura: a tal punto da annoverare, tra i suoi clienti, principi, cardinali e il fior fiore dell’aristocrazia europea.Il crescente successo, però, non gli diede alla testa, forse perche era arrivato al traguardo dopo lunghi anni di gavetta. Nato a Parabiago, ad un tiro di schioppo da Milano, da un umile guardaboschi, il mestiere di intarsiatore Giuseppe lo apprese dalla viva voce dei frati del monastero di Sant’Ambrogio, dove i suoi l’avevano sistemato nella speranza che prendesse i voti. Tra i frati del convento c’erano molti rampolli di sangue blu: tutti “sottratti alla riproduzione” allo scopo di lasciare intatto il patrimonio familiare nelle mani del primogenito, unico delegato a perpetuare la stirpe. Religiosi per ragion di Stato, dunque. E anche colti e raffinati. Ai quali il diligente figlio del guardaboschi riuscì a carpire tutti i segreti dell’ “intarsio certosino”. All’eta di vent’anni, la svolta decisiva. II Maggiolini capì di non avere la vocazione per il cenobio; lasciò quindi il convento e mise su una bottega per proprio conto. Il successo arrivò, nei panni dell’architetto Levati. Costui, un giorno, entrato per caso in quel “pozzo di San Patrizio” che era la bottega di Giuseppe, rimase affascinato dalla festosa policromia degli intarsi che l’ebanista riusciva a realizzare con non comune maestria. Il Levati gli commissionò all’istante un canterano. E quando l’opera fu pronta, questa mandò in visibilio, per la raffinatezza del disegno e dell’esecuzione, non solo l’architetto ma anche i suoi numerosi amici di sangue blu. Fioccarono cosi altre ordinazioni; tra i clienti primeggiava l’arciduca Ferdinando d’Austria. Il quale, letteralmente irretito dai ricami lignei del mancato fraticello, non ci pensò due volte a respingere i mobili realizzati da altri ebanisti, apostrofandoli con questa frase lapidaria e tagliente. “Tra i vostri fiori e il fondo in cui sono incastonati si può girare intorno in carrozza!
© Copyright 2013 GIUSEPPE VISCEGLIE ANTIQUARIO